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PROGETTAZIONE

CAPPELLA GENTILIZIA

La luce del sole che riempie questo volume lo fa diventare ricco, pieno di speranza e cangiante, non statico ma vivo e accogliente, il sole quando illumina i vetri che sono a chiusura del volume cubico in alternanza con le lastre di granito, vi rifrange e scompone la luce in un arcobaleno.

La cappella gentilizia sita nel Cimitero di Molassana Genova è una realizzazione - eseguita nei primi anni ‘90 - per creare una raggruppamento avente un legame familiare.

 

La cappella manifesta un’architettura molto diversa dalle normali cappelle gentilizie in quanto sono ben distinguibili i vari elementi quasi come un lego, dove le varie tessere vengono assemblate per formare un cubo con una sottrazione di volume che permette la formazione di un volume goleano che rende l’opera architettonica alla stregua di una struttura, ma comunque è un’architettura perchè la particolare forma ne permette l’utilizzo.

 

La luce attraverso questa sottrazione volumetrica entra in grande quantità nel suo interno, creando effetti di chiari scuri estremamente variegati dal tempo che trascorre; l’ingresso ed il prospetto principale vi è la presenza di un volume a croce, simbolo cristiano, ma la sua caratteristica è normalmente la croce è un volume, mentre in questo caso la croce non viene letta da un volume ma da una mancanza di esso, come per la mancanza di un proprio caro.

 

Inoltre la croce così articolata individua un fatto onirico, dove volutamente i sarcofagi realizzati in lastre di granito e lavorati con lo scalpello grande e non quello piccolo così come la scritta posta all’ingresso, esaltano il contrasto con i vuoti, ne aumentano la sensazione del peso ma è controbilanciato dalla statica che rende l’equilibrio raggiunto instabile, quindi chi osserva la cappella riceve delle sensazioni contrastanti che favoriscono l'oniricità del messaggio.

 

Ciò è voluto per dare un contributo al tema trattato nella costruzione di una cappella mortuaria, dove il dolore di fronte alla morte pone degli aspetti molteplici ed addirittura contrastanti. Questo messaggio pone l’osservatore in uno stretto dialogo con il manufatto architettonico. Anche in questo caso vi è invocata l’espressione del mutamento, non tanto su degli aspetti inzialmente costruttivi ma su dei sentimenti.

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